Acqua: relax, terapia ed efficienza energetica.
Coniugare crescenti richieste di mercato con l’uso razionale dell’energia.
Gli impianti natatori e termali realizzati negli anni ottanta e immediatamente successivi in diversi comuni trentini hanno esaurito il primo ciclo di vita tecnica, richiedendo interventi radicali di ristrutturazione e risanamento.
Questi provvedimenti sono diventati indispensabili per diversi ordini di urgenze:
la precoce vetustà cui gli impianti natatori sono condannati, a causa del degrado conseguente alla presenza di umidità e atmosfere corrosive, tipiche delle piscine;
la rapida ed incessante evoluzione del quadro normativo di settore, per gli aspetti sanitari, di sicurezza e prevenzione incendi, abbattimento delle barriere architettoniche, efficienza energetica…;
l’evoluzione del mercato, degli standard qualitativi, delle abitudini e stili di vita della clientela e delle sue attese e pretese conseguenti.
Gli interventi posti in essere non si sono quindi limitati a riportare meramente gli impianti a “ore zero”, ma hanno imposto una rivisitazione dell’impostazione originaria per renderla rispondente alle esigenze attuali.
Forte di esperienze precedenti nel settore, TESI è stata incaricata di redigere i progetti di riqualificazione e di dirigere i lavori per tre importanti realtà del settore, riconsegnate al pubblico nel secondo semestre del 2012. Si tratta delle piscine comunali di Ala e Cavalese e dello stabilimento termale di Peio.
Principi di riqualificazione
Al di là dell’adeguamento alle prescrizioni introdotte dalle normative di settore, gli impianti riqualificati sono stati oggetto di una profonda revisione distributiva, volta a migliorarne la funzionalità: la collocazione di una ampia reception di fronte all’accesso per un’interfaccia immediata ed efficace con l’utente, la disponibilità di spazi di attesa e ristorazione per clienti ed accompagnatori, il frazionamento degli spogliatoi tra collettivi e “a rotazione” per rispondere alle esigenze dei frequentatori occasionali e dei gruppi.
Anche la scelta dei materiali, pur nel rigoroso rispetto delle limitazioni imposte dai limiti di spesa, sono state orientate verso soluzioni di qualità, quali ceramiche di grande formato, arredi in hpl, dotazioni complete (segnaletica e accessori), per favorire comfort e servizio offerto, promuovendo una permanenza prolungata degli utenti.
Ma, soprattutto, il criterio ispiratore della riqualificazione è stata la diversificazione dell’offerta, volta ad incontrare le richieste di un pubblico sempre più variegato ed esigente, integrando la tradizionale proposta di acquaticità (nuoto amatoriale e agonistico, avviamento ed addestramento) con attività ludico-ricreative (vasche attrezzate, idromassaggi, giochi d’acqua…), di benessere (wellness e fitness) e di cura della persona.
Dotazioni degli impianti
E’ così che i tre impianti hanno visto l’introduzione di centri wellness, di caratteristiche differenziate a seconda delle esigenze e degli spazi disponibili, ma comunque dotati di saune, bagni romani, docce emozionali, percorsi kneipp, sale relax, complete dell’immancabile tisaneria.
Per quanto riguarda le attività di fitness, se la piscina di Ala è dall’origine integrata con un’ampia palestra scolastica, l’impianto di Cavalese ha visto sorgere un centro fitness articolato su due piani, mentre in quello di Peio gli spazi per tali attività sono quadruplicati.
Restando nell’ambito più affine alla tradizionale acquaticità, le piscine di Ala e Cavalese hanno visto l’installazione di divertenti “idrotubo”, ovvero di scivoli a sezione chiusa, in entrambi i casi installati al coperto, non senza un suggestivo transito all’aperto.
La diversa destinazione dello stabilimento termale di Peio, ha indotto scelte di valenza terapeutica, quali il potenziamento dell’aerosolterapia a 37 postazioni e della balneoterapia a 9 vasche, includendo un servizio di fangoterapia, oltre ad attività massoterapeutiche, fisoterapeutiche, di ginnastica vascolare e di estetica.
Piscine ed energia
Come noto – e già discusso in precedenza su questi spazi - gli impianti natatori sono realtà fortemente energivore, in relazione agli elevati fabbisogni dei trattamenti dell’aria e dell’acqua, nonché della produzione sanitaria. Fortunatamente, i ridotti livelli termici consentono di operare scelte virtuose ed in grado di ridurre drasticamente i fabbisogni energetici.
Su questo aspetto, TESI, da sempre molto attenta ed impegnata ad attuare soluzioni di utilizzo razionale ed efficiente delle risorse energetiche, ha posto in essere soluzioni ricercate e tecnologicamente avanzate per tutte e tre le realtà.
In particolare, sono stati affrontate con grande attenzione le tematiche del recupero energetico, notoriamente cruciali negli impianti natatori, in relazione sia al rinnovo dell’acqua di vasca, sia alla ventilazione forzata degli ambienti.
Recupero termico sul rinnovo dell’acqua
Il mantenimento di elevati livelli di qualità dell’acqua balneabile richiede un rinnovo continuo della stessa, vale a dire l’estrazione ininterrotta di una quota dall’impianto e la sostituzione con acqua fresca di reintegro. Dal punto di vista energetico ciò corrisponderebbe a scaricare acqua a 30 °C ca., reintegrandola con altra alla temperatura dell’acquedotto (compresa tra i 5°C di Peio e gli 11 °C di Ala), e quindi con una perdita termica considerevole.
E’ dunque buona prassi provvedere al preriscaldamento dell’acqua di acquedotto sottraendo calore alla portata estratta, per mezzo di uno scambiatore, ovvero di un apparecchio che consente il trasferimento di calore, senza contaminazione delle correnti che lo attraversano.
Questo provvedimento consente di recuperare “naturalmente” (cioè senza alcun apporto energetico) fino al 70 % circa dell’energia altrimenti dispersa. Questa percentuale può essere elevata ulteriormente, a condizione di impiegare una macchina termica – una piccola pompa di calore -, che provveda a sottrarre all’acqua estratta in uscita dallo scambiatore il calore residuo, per trasferirlo a quella di rinnovo, preriscaldata sull’altro lato dello stesso scambiatore.
La combinazione di questi recuperi – statico ed “attivo” – è stata attuata sugli impianti di Ala e Cavalese, mentre a Peio la bassa temperatura dell’acquedotto consente già da sola un’efficace recupero statico, rispetto al quale un’eventuale fase attiva avrebbe comportato un raffreddamento dell’acqua in scarico tale da introdurre inaccettabili pericoli di congelamento.
Su questo impianto l’attenzione si è invece concentrata sul recupero termico dagli scarichi provenienti dalla balneoterapia, perseguendo il trasferimento di una parte significativa del calore degli scarichi all’acqua delle fonti impiegata per i bagni, grazie all’impiego di tre coppie di scambiatori a piastre. Rispetto ai casi precedenti, la sostanziale differenza risiede nella discontinuità delle portate d’acqua di carico e scarico delle vasche, che ha imposto l’impiego di accumuli a stratificazione e sistemi a portata variabile.
Recupero termico sul rinnovo dell’aria
Gli stessi princìpi esposti per il recupero termico nel rinnovo continuo dell’acqua possono essere estesi anche a quello dell’aria: il calore sottratto all’aria espulsa viene trasferito a quella di rinnovo, per mezzo di sistemi di scambio statico (tipicamente recuperatori a flussi incrociati) ed attivo (basato, cioè, su pompa di calore).
Nel recupero termico dall’aria interviene però un’altra variabile di notevole interesse: l’umidità: percepita come fattore di pregiudizio del benessere ambientale, essa rappresenta sul piano energetico una risorsa che non può essere dissipata nell’ambiente.
Proprio con questo scopo, le più avanzate unità di trattamento dell’aria oggi disponibili sul mercato presentano un sistema integrato di recupero termico e deumidificazione: esso provvede al controllo dell’umidità relativa modulando la portata di aria esterna e deumidificando quella di ricircolo, attuando strategie di recupero termico e cedendo l’eventuale eccedenza di energia disponibile al riscaldamento delle vasche.
In questo modo il calore sottratto all’acqua di vasca dall’indesiderato (ma inevitabile) processo di evaporazione viene “restituito” alla vasca, per mezzo del sistema di recupero termico attivo installato a bordo dell’unità di trattamento aria.
Fonti rinnovabili
Se nella razionalizzazione energetica il primo e doveroso impegno è il recupero degli sprechi, quello successivo è lo sfruttamento delle risorse rinnovabili. Le basse temperature richieste dal riscaldamento delle vasche, orientano la scelta verso la fonte solare, fruibile per l’intero arco dell’anno ed in modo ottimale, sfruttando il loro elevato contenuto d’acqua, quale polmone gratuito per assorbire la periodicità giornaliera della radiazione solare.
Proprio la bassa temperatura di esercizio prospetta la possibilità di raffreddare moduli fotovoltaici per limitarne il regime termico e salvaguardarne di conseguenza l’efficienza elettrica, asportando il calore in eccesso con acqua calda in circuito chiuso. Questa tecnologia, comunemente denominata “solare ibrida”, è stata applicata a Cavalese ed è in procinto di installazione ad Ala, mentre la scarsa esposizione solare del sito ne ha sconsigliato l’impiego a Peio.
Conclusioni
Il mix di soluzioni funzionali ed energetiche proposte ha consentito di restituire agli utenti in tempi relativamente contenuti tre impianti rinnovati e riqualificati, sia sul piano dell’offerta commerciale che sul quello dell’impatto energetico, assicurando un servizio di qualità superiore, senza incrementi di fabbisogno energetico.